In questo difficile periodo storico, non era mai accaduto che psicologi/psicoterapeutici e clienti/pazienti si trovassero per la prima volta a vivere la stessa situazione e affrontare le stesse emozioni. 

QUALI EMOZIONI POSSONO NASCERE IN QUESTO MOMENTO DI ALLERTA?

 Una delle reazioni più tipiche in questi momenti è sperimentare paura.

Il Covid suscita paura in ciascuno di noi per il rischio di contagio. Nelle persone che sono state contagiate questa paura si moltiplica per il rischio di sviluppare le complicanze.

 Una definizione di paura

La paura, assieme a felicità, rabbia, disgusto, tristezza e sorpresa, è una della emozioni primarie, presenti già nei primi mesi di vita. Questo significa che è impossibile non provarla. Il suo scopo principale è quello di allertare l’organismo affinchè possa prepararsi alla difesa, all’attacco o alla fuga (Milosevic, 2015).

quindi:
La paura è un’emozione funzionale alla nostra difesa e alla nostra sopravvivenza: ci avverte della presenza di un pericolo e ci prepara ad affrontarlo.

Nel caso del Covid-19, non solo è bene sentire la paura, ma è anche normale. La paura ci permette di non sottovalutare la situazione e di attivarci seguendo le indicazioni delle autorità sanitarie.

QUALI SONO I MECCANISMI NEUROBIOLOGICI ASSOCIATI ALLA PAURA?

La paura è fisiologicamente legata all’amigdala, una struttura del nostro cervello a forma di mandorla che rappresenta una sorta di archivio della memoria emotiva. Nel momento in cui si sperimenta il pericolo, l’amigdala, in qualità di sentinella delle emozioni, riesce a mettere il cervello in modalità auto protettiva, riducendo le risorse alla memoria e dirottandole in altre zone al fine di mantenere i sensi in uno stato di allerta. L’amigdala, inoltre, attraverso l’ipotalamo, stimola l’ipofisi che produce gli ormoni tipici delle situazioni di stress. Viene, quindi, liberata adrenalina, un neurotrasmettitore che si riversa nel sangue, i surreni provocano la liberazione del cortisolo e si innescano una serie di reazioni tra cui la tachicardia, la sudorazione, il tremore, la dilatazione delle pupille, la fuga o, al contrario, il blocco delle reazioni motorie.

COME SI AFFRONTA LA PAURA?

È fondamentale favorire una corretta comunicazione su come gestire la paura, senza che questa conduca ad azioni irrazionali e controproducenti. La paura coinvolge tutti ed è utile riconoscerla senza minimizzarla per evitare ricadute assai dannose sul singolo e sulla collettività. Questo può permetterci di mettere in atto azioni coerenti con i nostri valori fondamentali, come la nostra vita e le nostre relazioni più care.

QUANDO LA PAURA NON CI AIUTA?

La paura può diventare disfunzionale quando è eccessiva e non riusciamo a gestirla e quindi, può prendere il sopravvento. 

In una situazione di pericolo e di rischio di sopravvivenza come quello che stiamo tutti vivendo, in cui lo stato di allerta o tensione è continuo e prolungato, è possibile sviluppare delle valutazioni, previsioni, o più semplicemente dei pensieri catastrofici e negativi. 

A questo punto la paura si trasforma in ansia, un meccanismo fisiologico, utile e adattivo che se supera certi livelli può sfociare nel panico, manifestandosi in modo eccessivo e privo di ogni controllo.

Quindi, se percepiamo il Coronavirus come un predatore invisibile e pericoloso per la nostra vita, nell’incertezza di come potrebbe evolversi la situazione e nel tentativo di controllare evenienze nefaste, si attiverà, con estrema rapidità ed al di fuori della consapevolezza, un sistema molto arcaico incaricato di proteggerci dalle minacce che avrà tre tipi di risposte: attacco, fuga o freezing.

Un esempio di risposta di ‘fuga/flight’ è stata la scelta di allontanarsi dalle città del nord, dalle zone rosse, ovvero dalla situazione temuta e percepita come pericolosa, rientrano in questo meccanismo anche tutti quei comportamenti di minimizzazione, sottovalutazione, negazione del pericolo o fare finta di niente.

Un esempio di risposta di ‘attacco/fight’ è la necessità di individuare un “capro espiatorio” come lo straniero, il vicino che non rispetta le regole, l’ignoranza, i potenziali untori, i runners, il governo, con lo scopo di trovare un responsabile.

Un esempio di reazione di ‘congelamento/freezing’ è trascorrere tante ore tra i social e la tv per restare aggiornati o tenere costantemente d’occhio le statistiche sui contagi.

Un altro esempio di riposta istintiva è stata quella di rifornirsi in modo esagerato di scorte e provviste, rischiando una maggiore diffusione del virus. 

La perdita di razionalità e di lucidità a causa del panico può condurre, dunque, a risposte comportamentali impulsive e irrazionali e ad utilizzare strategie concepite per aiutarci ma che si dimostrano controproduttive. 

È il caso dell’ipocondria, in cui l’eccessiva preoccupazione per il proprio stato di salute, porta le persone alla ricerca di informazioni su internet e a vivere costantemente con la paura che i propri sintomi possano essere un campanello d’allarme dell’infezione da Coronavirus.

IN CHE MODO POSSIAMO AFFRONTARE QUESTA SITUAZIONE?

Scopriamo come orientarci al meglio tra emozioni, pensieri e comportamenti

Vivere momenti di paura è del tutto normale, è piuttosto il cambiamento di abitudini, l’intolleranza dello stato di incertezza e la rinuncia a comportamenti che svolgevano funzioni rasserenanti per il nostro equilibrio ad aumentare ansia e stress e influire sul nostro benessere generale.

Il coronavirus ci mette di fronte a una situazione quotidiana totalmente nuova, che dobbiamo imparare ad accettare e gestire emotivamente, nel fare ciò ci viene in aiuto la MINDFUL SELF-COMPASSION:

  • Mindfulness. Ripartiamo da noi, aiutiamo la mente ad orientarsi nel presente, osserviamo i nostri pensieri e le nostre emozioni difficili per quello che sono, senza reprimerli e allo stesso tempo senza esserne sopraffatti. Potremmo dire: “è proprio difficile questo momento!”
  • Gentilezza per sé. Proviamo ad offrire conforto a noi stessi con gentilezza e compassione, aumentiamo le nostre risorse creando uno spazio emotivo che possa accoglierci, darci conforto e rassicurazione. Potremmo dire: “Come posso prendermi cura di me e darmi un po’ di conforto in questo momento?”
  • Senso di comune umanità. Apriamoci alla realtà presente senza combatterla, ci aiuterà a ricollocare la nostra esperienza individuale in una prospettiva più ampia, riconoscendola come un’esperienza comune e favorendo un senso di connessione agli altri in questo periodo di difficoltà. Potremmo dire: “non sono solo, anche altri si sentono come me”

4 commenti

Flora Magro · 24 Aprile 2020 alle 19:54

“Non sono sola, anche altri si sentono come me”…Mai opporsi al cambiamento come un albero fa con il vento piegandosi, ma non spezzandosi. Accettiamo che tutto cambi anche quando ci fa paura.

    Dott.ssa Simona Mirabella · 18 Maggio 2020 alle 15:20

    Certo Flora, la resistenza genera sofferenza, l’accettazione porta al cambiamento.

Valentina Sgarlata · 16 Maggio 2020 alle 16:31

Grazie Simona! Aumentare in noi la consapevolezza di ciò che proviamo permette di mettersi in ascolto della parte più profonda e spesso sconosciuta di noi stessi per utilizzare al meglio le risorse positive di cui ciascuno dispone per affrontare momenti stressanti come questo!

    Dott.ssa Simona Mirabella · 18 Maggio 2020 alle 15:11

    Proprio così Valentina.

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