Bambini
Ogni bambino ha una sua dimensione psicologica che si definisce, principalmente, attraverso il legame iniziale che instaura, sin dalla nascita, con il caregiver. La bidirezionalità di questo primo scambio consente al bambino lo sviluppo di un senso di sicurezza e di fiducia in sé, nonché un rafforzamento della relazione tra lui e l’adulto.
Se l’adulto sarà responsivo e competente, il bambino accrescerà la sua autostima e la capacità di gestione delle situazioni in cui dovrà confrontarsi. Se qualcosa non funziona in questo primo prezioso scambio relazionale, il bambino potrà mettere in atto comportamenti che possono aiutarlo a difendersi, anche se in modo disfunzionale per la sua crescita e il suo benessere futuro.
Il caregiver può essere visto come una specie di “scultore”, il corpo del bambino, invece, “racconta” la qualità di questi legami, attraverso un linguaggio emotivo, spesso difficile da decifrare.
Nei bambini le emozioni spesso trovano la loro espressione nel silenzio del corpo. I loro disturbi appartengono prevalentemente alla sfera emotiva e si palesano con comportamenti che riguardano l’ambito della condotta, degli impulsi, dell’alimentazione, del controllo degli sfinteri, con sintomatologia psicosomatica, fobica, ossessiva, ansiosa.
Spesso il sintomo è la metafora dell’emozione sottesa di non dicibile.
Il primo passo per avvicinarsi, con grande rispetto, al mondo interno di ogni bambino, è agire con il cuore e lavorare sul tacito.
Lavorare sul tacito diventa la condizione necessaria, la finestra d’accesso privilegiata alla conoscenza di sé e del mondo.
Adolescenti
Giovani persone, trattate come bambini e da cui ci si aspetta che agiscono come adulti
L’adolescenza è una fase di cambiamento in cui i dubbi su se stessi, gli interrogativi sulla propria identità, l’insoddisfazione per il proprio corpo, possono costituire dei momenti di transizione che nulla hanno di patologico. Il rapporto con i genitori è spesso carico di tensioni: nell’adolescente da un lato c’è un bisogno di autonomia, una individuazione, una affermazione di sé, dall’altro vi è un bisogno di appartenenza e la necessità di punti di riferimento (un porto sicuro dal quale partire e al quale ritornare) e nell’ambito di questa ambivalenza che egli continuamente sperimenta se stesso.
Talvolta questi aspetti possono assumere un peso eccessivo, mettendo a dura prova i rapporti e generando conflitti relazionali in famiglia, nelle amicizie, a scuola o in altri ambienti frequentati.
Per porre fine a questo stato di sofferenza può essere utile farsi aiutare da qualcuno. Il sostegno psicologico può essere rivolto all’adolescente che necessita soprattutto di essere ascoltato, considerato ed accettato nella sua individualità, ai soli genitori che necessitano di essere supportati in questa delicata fase di vita della famiglia oppure si possono prevedere entrambi gli interventi, al fine di aiutare il nucleo a trovare nuove e più funzionali modalità di relazione e comunicazione.
Genitorialità
Compito dei genitori è donare due cose ai figli: le radici e le ali (Proverbio del Quèbec)
Ogni genitore spera di essere un “bravo genitore”, ma a volte capita di avere dei dubbi sulle proprie capacità e di sentirsi disarmati di fronte a momenti di difficoltà o di tensione che irrompono nel corso della propria esperienza genitoriale.
In questi casi avere uno spazio dove essere ascoltati e confortati può essere di grande aiuto per comprendere meglio le proprie emozioni e quelle del proprio figlio.
I colloqui di sostegno alla genitorialità sono dei percorsi di approfondimento degli stili educativi, di riflessione sulla modalità di stare assieme al proprio figlio e di miglioramento della comunicazione in famiglia attraverso il coinvolgimento attivo ed empatico dei genitori.